Il mercato azionario americano è senza alcun dubbio il più grande e sviluppato a livello mondiale. Nonostante la centralità economica dell’Europa nel mondo e la crescita impetuosa della Cina, per monitorare lo stato dell’economia e produrre previsioni finanziare tutti gli operatori monitorano in primis gli States.
Gli USA sono anche il mercato più redditizio?
Per rispondere alla domanda e per confrontare l’andamento delle tre aree, sono stati utilizzati i dati dei relativi indici di riferimento: l’S&P 500 per gli USA, l’Eurostoxx 600 per l’Europa e lo Shangai Composite index per la Cina. Il periodo di analisi è 2001-2021, ossia 21 anni, in quanto per Europa e Cina i dati precedenti a questo periodo non sono significativi. Basti pensare che le serie storiche di dati americane partono anche da fine ‘800 del vecchio millennio!
Da una prima analisi notiamo la capacità dell’S&P 500 di generare rendimenti positivi in maniera più frequente rispetto agli altri due indici.
L'S&P 500 ha generato rendimenti negativi per soli 6 anni su 21. I restanti 15 sono tutti positivi.
L'Eurostoxx 600 ha invece generato rendimenti negativi 8 anni su 21, mentre i periodi positivi sono 13.
Il mercato cinese, con lo Shanghai Composite, ha generato negativi per 10 anni su 21 e 11 positivi.
Nel periodo 2001-2021 il mercato americano ha reso circa il 315%, quello europeo il 63% e quello cinese il 125%. Quindi il mercato americano è stato nel ventennio esaminato certamente il più redditizio.
Quanto avrebbe guadagnato un investitore?
Vediamo con un esempio qual è il rendimento che, più o meno, avrebbe portato a casa un investitore, supponendo di acquistare per ogni fondo 10.000 euro di quote, con costo del 2% all’anno (costo che si può ritenere molto alto). Supponiamo anche che il fondo ottenga le stesse performance del benchmark/indice.
Osserviamo che investendo su un fondo azionario americano l’investitore porta a casa quasi 28.000 euro, mentre sull’azionario europeo quasi 11.000 euro e, infine, sull’azionario cinese circa 15.000 €. Insomma, se l’investitore avesse davvero investito in un mercato diverso da quello americano non avrebbe nemmeno raddoppiato il capitale. Davvero un pessimo risultato nonostante i ritorni comunque positivi!
Ma non illudiamoci dei ritorni positivi e…
…Attenti ai costi!
Abbiamo visto che il rendimento complessivo dell’S&P 500 è del 315%, per cui al 2021 l’investitore doveva portare a casa NON i circa 28.000 euro (il 179% di 10.000 euro) MA ben 41.500 circa. Con un costo del 2% all’anno per 21 anni, si ottiene una riduzione di circa il 135% del rendimento. Un qualcosa di poco accettabile ad oggi, grazie anche a tutta una serie di prodotti finanziari acquistabili a costi contenuti.
Siccome siamo realisti e, fortunatamente, i servizi vanno remunerati (altrimenti di cosa vivono i dipendenti delle società di gestione?), supponiamo di dover pagare un costo - dimezzato - dell’1% all’anno. Costo accettabile sia per i gli investitori che per le società di gestione. Il solo fatto di ridurre il costo dal 2% all’1% fa schizzare il rendimento complessivo dell'azionario americano dal 179% al 240% (+61% rispetto a costi del 2%), con un capitale finale di circa 34.000 euro. Lo stesso concetto, con percentuali differenti, vale per le altre due asset class.
Quindi investo solo negli USA?
Il mercato nel quale investire dipende, come sempre, dalla strategia che si adotta ( o condivide con un professionista) nel processo di investimento.
Ricordiamo che gli indici europei e cinesi vedevano la loro piena operatività da inizio anni 2000, mentre l’S&P 500 vantava già una lunga storia e, di fatto, una maggiore affidabilità presso la comunità finanziaria. È quindi normale che il mercato americano abbia attratto un flusso maggiore di investimenti e, di conseguenza, quotazioni migliori.
Per gli anni a venire, infatti, dobbiamo considerare due fattori. Il primo è che l’Europa sta consolidando il processo di integrazione economica e politica, ed è già leader mondiale nella "transizione verde"; sempre più l'Europa potrà imporsi sui mercati finanziari come un’area unica (un po' come gli USA) e non suddivisa in tanti "Feudi" nazionali. Il secondo è che la Cina sta imponendosi come primaria potenza economica e presenta tassi di crescita sostenuti. Aspetti, questi, da non sottovalutare!
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Quest'articolo è stato scritto a titolo esclusivamente informativo; non costituisce sollecitazione, offerta, consigli, consulenza o raccomandazione all'investimento in quanto tale non vuole incentivare in nessun modo l'acquisto di assets. Si ricorda che qualsiasi tipologia di assets deve essere valutata in modo approfondito da più punti di vista, quindi ogni decisione di investimento e il relativo rischio rimangono a carico dell'investitore.